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Visualizzazione dei post da ottobre, 2010

David Gilmour tra Pink Floyd e i dischi "sull'isola"

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Sull’Isola di David Gilmour Il 6 marzo 2006, nel giorno dei suoi 60 anni usciva in tutto il mondo “ On The Island ” disco in studio di  David Gilmour , e seconda anima – dopo il ‘crazy diamond’ Syd Barrett – degli scardinatori Pink Floyd. All’ascolto, il sound non sembrava essere molto diverso da un 33 giri degli anni Settanta della band inglese. Dalla sua casa galleggiante chiamata Astoria, ancorata alla riva del Tamigi, David commentava così: “Neanche io capisco molto la differenza. Non è importante. In fondo io sono la voce e il chitarrista dei Pink Floyd. E’naturale che sembri in parte un disco dei Pink Floyd. La differenza è chiara solo nella mia testa. E comunque anche se mi sono sempre sentito molto libero all'interno del gruppo, è pur sempre un lavoro collettivo. Questo è più intimo, personale. In gran parte l'ho inciso a casa mia. Ho suonato io stesso molti strumenti, compreso il sassofono”. L'isola del titolo non si riferisce però a Lindos, il villagg...

“Smile” Il 33 giri dei Beach Boys che mai uscirà

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E’ il disco che non venne mai pubblicato. Ma bisognerebbe trovare una nuova definizione per “Smile”, il misterioso disco dei Beach Boys attorno al quale sono nate leggende e avvistamenti in bootleg inaffidabili, una sorta di santo Graal del quale si sono perse le tracce, ma sulla cui esistenza tutti sono pronti a giurare. Le registrazioni iniziate nel 1966, non vennero mai portate a termine dalla band californiana: da allora sono emersi dagli archivi soltanto tracce su nastro che ne hanno fatto oggetto di libri e infinite discussioni nei forum su internet. Sarebbe potuto essere il momento della rivincita degli eterni secondi del rock. I migliori 100 album della storia, i 50 dischi che non possono mancare nella vostra collezione... i Beatles hanno battuto sempre tutti, ed il ruolo di eterni secondi andava di diritto sempre a loro, ai Beach Boys. Ancora nel 2004 la bibbia del pop-rock Rolling Stone, diceva la sua sui 500 migliori dischi di sempre. Al primo posto, l’immancabil...

Memphis e la STAX Records

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Era il 1957 quando nella spopolata zona a sud di Memphis nacquero lo studio di registrazione e l’etichetta che in pochi anni diventarono sinonimo di soul music d’autore. In quell’edificio maturarono, insieme al sound di grandi artisti come Otis Redding, David Porter e Isaac Hayes, le idee che spazzarono via antichi pregiudizi sul colore della pelle. Lì vicino fu assassinato nel 1969 Martin Luther King. Adesso quell’edificio è un museo da visitare. L’autobus è identico a quello in cui Rosa Parks, il primo dicembre del 1955, si rifiutò di obbedire al conducente che le intimava di lasciare libero il suo posto per i bianchi e di accomodarsi nella parte posteriore riservata ai neri. Adesso è esposto in una sala del Museo dei Diritti Civili di Memphis. All'interno i visitatori restano seduti pochi minuti, in raccoglimento. Si ode la voce di James Blake, conducente di Montgomery, Alabama. “ Alzati, i posti per i negri sono in fondo al veicolo ”. Poi la voce di lei, flebile e fier...

Buon Compleanno Mr. Rhythm and Blues

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Nel novembre 2010 Berry Gordy, l'uomo che oltre mezzo secolo fa ha inventato l'etichetta Motown, ha compiuto 81 anni. “Non ho mai rimpianto di essermi ritirato, ormai ho una bella età. Ma la notte in cui Obama ha vinto le elezioni sono tornato di colpo al 1963 e avrei voluto essere nel mio ufficio - dice il magnate - che nel gennaio 1959 iniziò a Detroit la costruzione di un impero con 800 dollari presi in presto dalla famiglia. Bastò un singolo Come to me di Mary Johnson a far partire un'industria a conduzione familiare, l'etichetta di rhythm'n'blues inizialmente battezzata Tamla Records. Tra il 1959 e il 1961, Hitsville Usa, come furono battezzati gli studi dei Gordy, pubblicarono tre numeri uno in classifica: Money (That's all I want) di Barrett Strong (poi ripresa dai primi Beatles), Shop around dei Miracles e Please Mr. postman (anch'essa ricantata dai Fab Four). Nel 1963 la Motown di Detroit era diventata un'istituzione. Con lo sloga...

La vera storia del colonnello Custer a Little Big Horn

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La battaglia di Little Big Horn vista con gli occhi di Volpe Rossa. Nel 1976 moriva a 105 anni a Corpus Christi in Texas, l’ultimo testimone oculare del massacro di Little Big Horn. Il suo nome da nativo americano era Volpe Rossa, e all’epoca dei fatti, nel 1876, aveva poco più di 5 anni. Nascosto tra la vegetazione di un albero di una collina vicina, aveva potuto seguire con i suoi occhi di bambino le fasi della tragica battaglia tra i pellerossa Sioux guidati da Toro Seduto   e gli yankee del Settimo cavalleggeri comandati dal colonnello Custer. Dal racconto del vecchio indiano   - che sull’argomento scrisse anche un libro - è emersa però una verità molto diversa da quella ufficiale. Una verità ben diversa da quella convenzionale. L a mattina del 25 giugno di cento anni fa il colonnello George Armstrong Custer cavalcava incontro al suo destino, che era quello di morire un'ora più tardi sulla riva di un piccolo fiume, chiamato Little Big Horn. L'ufficiale avan...