David Gilmour tra Pink Floyd e i dischi "sull'isola"


Sull’Isola di David Gilmour
Il 6 marzo 2006, nel giorno dei suoi 60 anni usciva in tutto il mondo “On The Island” disco in studio di David Gilmour, e seconda anima – dopo il ‘crazy diamond’ Syd Barrett – degli scardinatori Pink Floyd.
All’ascolto, il sound non sembrava essere molto diverso da un 33 giri degli anni Settanta della band inglese.

Dalla sua casa galleggiante chiamata Astoria, ancorata alla riva del Tamigi, David commentava così: “Neanche io capisco molto la differenza. Non è importante. In fondo io sono la voce e il chitarrista dei Pink Floyd. E’naturale che sembri in parte un disco dei Pink Floyd. La differenza è chiara solo nella mia testa. E comunque anche se mi sono sempre sentito molto libero all'interno del gruppo, è pur sempre un lavoro collettivo. Questo è più intimo, personale. In gran parte l'ho inciso a casa mia. Ho suonato io stesso molti strumenti, compreso il sassofono”.

L'isola del titolo non si riferisce però a Lindos, il villaggio sull’isola di Rodi, in Grecia, dove Gilmour ha una casa. Il riferimento è ad un'altra isola greca che si chiama Castellorizo, come il titolo del primo brano dell'album, a tre miglia dalla costa turca, dove hanno girato pure il film di Gabriele Salvatores Mediterraneo.
Nel disco c’è il brano che dà il titolo al lavoro, e nasce da  una serata passata da Gilmour con gli amici su quell'isola. E un'isola strana. Fino agli anni venti – racconta Gilmour - il pezzo di costa di fronte apparteneva alla Grecia. Da quando Ataturk ha ripreso quel pezzo di costa l'isola e rimasta tagliata fuori, molti se ne sono andati, ed è quasi deserta, sembra un'isola fantasma, il pezzo è sulla partenza, sull'abbandono, e poi la frase ha una speciale risonanza per un inglese, nato su un'isola, ma anche per ogni essere umano ha molti significati”.

Molti testi del disco sono stati scritti da Polly, la moglie di David Gilmour, e i benefici del lavoro in coppia superano per Gilmour, di gran lunga le difficoltà.
Alcuni brani Polly li ha scritti da sola, come “The blue”, ed è perfetto, sembra che musica e parole siano nate insieme.
Dice Gilmour: “Qualche volta la musica la ispira, altre volte e come se cercasse di entrare nella mia testa e guardare con i miei occhi per capire quello che sto cercando di dire”.
Nel brano principale ci sono le splendide voci di David Crosby e Graham Nash. David conosce infatti Graham Nash da quando stava nel gruppo inglese degli Hollies (prima di ‘emigrare’ nel super-gruppo con Stills e Neil Young), e attraverso di lui ha conosciuto Crosby.
Nel giugno (2005) erano in concerto a Londra, e Gilmour era andato a salutarli nel backstage chiedendo loro se gli andava di cantare in un suo brano. Loro avevano detto subito di si, e pochi giorni dopo erano in studio ad incidere le voci.
Per molte ragioni David Gilmour rompe il 2 Luglio 2005 un lunghissimo silenzio riprendendo la chitarra con il nucleo originale dei Pink Floyd al Live 8.
Molte ragioni. La prima era ovviamente aiutare la causa. La seconda e che lui e Roger Waters (il bassista dei Pink) avevano avuto pessime relazioni e questo era uno spreco d'energia e anche una brutta cosa da portare nel cuore, per cui avevano voglia di fare qualcosa per scacciare tutta quella spazzatura. La terza ragione e che se non l’avesse fatto forse l'avrebbe rimpianto per sempre.
Gilmour per quella apparizione dei Pink Floyd aveva specifiche e complicate parti di chitarra e doveva cantare, sentiva insomma una grande responsabilità; ha passato due o tre settimane a provare e quindi era molto concentrato su quello che doveva fare. L'emozione gli è arrivata addosso nel momento in cui avevano finito.

E poi c’era il quinto elemento invisibile, ma sempre presente sul palco: Syd Barrett, il "diamante pazzo" della canzone, il mito dell'assenza evocato continuamente dai Pink Floyd, soprattutto nella loro più celebre canzone “Wish you were here”.
Barrett fondò il gruppo, ne fu la linfa vitale, ma dopo i primi due dischi dovette mollare per gravi disturbi mentali, probabilmente causati da un eccesso di droghe.
E David Gilmour ha preso il suo posto nella band.

Egli stesso racconta che proprio mentre stavano incidendo “Wish you were here”, Syd Barrett si sarebbe presentato a sorpresa negli studi di Abbey Road.
Gilmour giura che la storia è assolutamente vera. Non ricorda quale pezzo stessero registrando, e non ricorda neanche chi fu il primo a riconoscerlo ne quello che si erano detti. Ma e assolutamente vero: Syd comparve dal nulla proprio in quel momento.
David Gilmour  avrebbe voluto andarlo a trovare a Cambridge, nel suo eremo, ma la famiglia era convinta che Syd sarebbe dovuto rimanere isolato.
Delle reazioni al suo “On the Island”, Gilmour raccontava: “Mi piacerebbe che chi ascolta si sentisse proiettato dal proprio tempo in uno spazio abitato solo dalla musica. Non vorrei che rimanesse in superficie, ma che andasse in profondità. Non vorrei essere un sottofondo, vorrei che la mia musica fosse l'unica cosa importante, almeno nel tempo in cui si ascolta”.
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P.S. Syd Barrett è scomparso il 7 Luglio 2006 nella sua casa di Cambridge.
Sta ancora componendo una suite interstellare.



(Intervista originale di Gino Castaldo. Aggiornamenti dell'autore.)

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