Buon Compleanno Mr. Rhythm and Blues


Nel novembre 2010 Berry Gordy, l'uomo che oltre mezzo secolo fa ha inventato l'etichetta Motown, ha compiuto 81 anni.
“Non ho mai rimpianto di essermi ritirato, ormai ho una bella età. Ma la notte in cui Obama ha vinto le elezioni sono tornato di colpo al 1963 e avrei voluto essere nel mio ufficio - dice il magnate - che nel gennaio 1959 iniziò a Detroit la costruzione di un impero con 800 dollari presi in presto dalla famiglia.
Bastò un singolo Come to me di Mary Johnson a far partire un'industria a conduzione familiare, l'etichetta di rhythm'n'blues inizialmente battezzata Tamla Records.
Tra il 1959 e il 1961, Hitsville Usa, come furono battezzati gli studi dei Gordy, pubblicarono tre numeri uno in classifica: Money (That's all I want) di Barrett Strong (poi ripresa dai primi Beatles), Shop around dei Miracles e Please Mr. postman (anch'essa ricantata dai Fab Four).
Nel 1963 la Motown di Detroit era diventata un'istituzione. Con lo slogan ‘The sound of young America’, il suono dell'America giovane, una valanga di giovani artisti di colore scatenarono un fenomeno che ha pochi uguali nella storia del pop americano.
Berry Gordy era un discografico talmente influente da potersi concedere il lusso e il privilegio di convocare a Detroit Martin Luther King per proporgli un contratto discografico.
L'etichetta stampò un 45 giri con il leggendario I have a dream, un album intitolato The great march to freedom e nel 1970, due anni dopo l'assassinio del Reverendo, Why I oppose the war in Vietnam, il suo discorso contro la guerra.
“Se fossi ancora un discografico, pubblicherei immediatamente il discorso di Obama su cd”, dice Gordy, al telefono da Los Angeles. E ripete con enfasi le prime parole pronunciate dal neopresidente: Se la fuori c'e ancora qualcuno che dubita che l’America sia un luogo dove tutto e possibile...
Ero un fan del Dr. King”, incalza, “fu fantastico solo parlargli. In quei pochi anni di attività, alla Motown avevamo capito che la musica può unire la gente, diventare un vessillo d'amore e di pace. I have a dream rientrava perfettamente in quella filosofia.
Ci sono leader che blaterano slogan, altri che hanno il carisma dei grandi cantanti, King e Obama fanno parte di quest’ultima categoria”.
Gordy racconta che è stato tutto merito dell’Europa se la Motown è diventata leggenda. “In patria stantavamo a decollare. Nei vecchio continente, invece, grazie a Radio Carolina, le canzoni di Smokey Robinson, Mary Wells e Martha and the Vandellas diventarono immediatamente dei successi. Voi ci chiedeste addirittura di far cantare Diana Ross and the Supremes, Four Tops e Stevie Wonder in italiano.
Mentre parlo con lei, sfoglio l'album dei ricordi. Quanti artisti meravigliosi: Miracles, Temptations, Stevie Wonder, Jackson Five, Marvin Gaye, Isley Brothers, Spinners. Un trionfo dietro l'altro, fino agli anni Novanta, grazie agli hit di Lionel Richie”.
I grandi nomi e i classici sono tutti nel cofanetto di tre cd, Motown 50: yesterday, today, forever, uscito venerdì 28 novembre 2008. Ma nell'arco del 2009, in occasione del cinquantenario, sono stati ristampati circa 280 album originali, rimasterizzati e con inediti.
“Nessuno di noi era consapevole della portata delle nostre canzoni e del nostro messaggio”, dice il settantenne Smokey Robinson, che ha festeggiato la vittoria di Obama con l’amico Gordy. “Eravamo giovani, entusiasti, ci bastava la musica. A noi ragazzi del ghetto, Gordy diede un lavoro, una ragione di vita».
Il vecchio boss incalza: “il ritratto che hanno fatto di me nel film Dreamgirls (che racconta la storia di un trio vocale alla Supremes; Berry ebbe una storia con Diana Ross da cui è nata una figlia, ndr) e deplorevole. Se davvero fossi quel tiranno che raccontano, non avrei concesso ad artisti come Stevie Wonder di esprimersi liberamente. Se la Motown e diventata per cinquant'anni la colonna sonora del nostro quotidiano è proprio perche prima a Detroit e poi a Los Angeles (dove l'azienda, ormai miliardaria, si trasferì negli anni 70 per investire sul cinema) i nostri artisti avevano carta bianca.
Berry – raccontano - aveva il dono. Sapeva come si crea un artista. Capiva subito se i ragazzi avevano stoffa. “Un intuito che ho perso negli anni dell'hip-hop”, ammette. “Il rap mi ha disorientato, non fa parte del nostro vocabolario”.
Ma a quell'epoca la Motown, i suoi eroi e i suoi inni, erano già nell'albo d'oro della canzone americana. “Con noi la black music finì nelle classifiche ufficiali”, spiega fiero Smokey Robinson, l'autore di The tracks of my tears.
 “E la mia canzone preferita», esclama Gordy.
“Vede, la mia vita e costellata di successi. Eppure niente è paragonabile alla gioia che ho provato la notte in cui Obama è diventato il primo presidente afroamericano.
Il sogno che la nostra musica aveva preannunciato ora si
è pienamente avverato”.
(intervista raccolta da Peppe Videtti su Repubblica, Novembre 2008)





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