Del ponte sullo Stretto e dei pètali di follia

Ancora oggi si fatica a credere alle ragioni di chi vorrebbe un mondo peggiore di quello che è.

Si fatica a concepire una via più contorta per arrivare all'orizzonte delle nostre idee e dei sogni altrui. Alla fine della corsa resta come sempre il denaro, come scusante mortale ed esilarante per le azioni multiple di cattiva speranza.

Chi ha la fortuna di vivere qualche decennio (in genere bastano 5 o 6) si renderà conto che la storia è maledettamente ciclica e che la catarsi e lungi dall'essere stata raggiunta.

Bob Dylan narrava " Preferirei costruire impugnature per armoniche piuttosto che discutere di antropologia azteca, letteratura inglese e storia delle nazioni unite..."

Beh, anch'io vorrei essere altrove mentre dilettanti-professionisti allo sbaraglio discettano di corpi d'acciaio da incastrare tra le sponde di Scilla e Cariddi, e dire che mai posto fu più maledetto dalle divinità e Omero ne assaggiò pure qualche strale...

Non vale la pena proseguire oltre.

Riporto il sano realismo di un ingegnere civile mentre mi assento un attimo per dare fuoco alla mia laurea in Urbanistica: "Come sarebbe a dire che non si può costruire perchè è in zona sismica e collega due placche diverse... beh, costruendo il ponte le placche non si spostano più !"

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